Proprio per il fatto di rappresentare una novità sul mercato italiano e per questo motivo non tutti hanno ben chiaro cosa sono e come funzionano i PIR, oltre ai rendimenti, alla tassazione e ai rischi correlati ad essi.
I PIR sono una forma di investimento a medio termine e nasce come strumento di sostegno all’economia italiana, per far sì che i risparmi degli italiani vengano indirizzati alle imprese nazionali, in particolare alle piccole e medie imprese.
PIR (piani individuali di risparmio): cosa sono
Benché siano una novità per il mercato finanziario italiano, i PIR sono strumenti già molto diffusi in paesi come la Francia, la Gran Bretagna e gli USA.
Lo scopo dei piani individuali di risparmio è quello di far sì che i risparmi degli italiani possano andare a sostenere le piccole e medie imprese del nostro paese e per questo motivo delle importanti agevolazioni fiscali.
I PIR sono dei contenitori fiscali che possono contenere vari tipi di prodotti finanziari (azioni, obbligazioni, etf, depositi, conti correnti) e che possono assumere diverse forme (fondi, gestioni patrimoniali)
Nonostante ciò, ci sono alcune limitazioni nell’investimento e nella composizione dei portafogli imposte dalla legge e che devono essere rispettate.
PIR (piani individuali di risparmio): come funzionano e tassazione
Secondo quanto stabilito dalla legge, infatti, almeno il 70% dell’investimento deve essere in aziende con sede nel nostro paese o domiciliate all’interno del SEE (spazio economico europeo) che però abbiano stabile organizzazione in Italia.
Il 30% di questo 70% (quindi il 21%) deve essere investito in aziende non quotate nell’indice Ftse Mib di Borsa Italiana, mentre la quota investita in un singolo emittente non deve superare il 10% del totale.
I piani individuali di risparmio devono avere una durata minima di 5 anni e sono riservati alle persone fisiche, il che vuol dire che né aziende né altri tipi di persone giuridiche possono investire in essi.
Ogni PIR non può superare i 30 mila euro di investimento all’anno, mentre la soglia minima di investimento è 500 euro. Inoltre il singolo investitore non può superare i 150 mila euro annui di investimento in piani individuali di risparmio.
Come abbiamo già accennato, per incentivare l’investimento sono previsti alcune agevolazioni fiscali, tra cui il fatto che i rendimenti non saranno più sottoposti a tassazione se il PIR viene mantenuto per più di 5 anni e per essi non è previsto il pagamento della tassa di successione, per donazioni e capital gain.
Riscattare i soldi prima dei 5 anni, invece, comporta il pagamento delle imposte sulle rendite finanziarie con aliquota del 26%, anche per gli anni precedenti e maggiorate degli interessi.
PIR (piani individuali di risparmio): rischi e rendimento
Questo tipo di investimento comporta diversi rischi che vanno tenuti in considerazione prima di decidere di investire.
Il primo rischio è quello correlato alla impossibilità di effettuare una diversificazione geografica e questo comporta che l’investimento è sottoposto ai rischi del sistema italiano.
Inoltre la presenza nel portafoglio di strumenti finanziari emessi da imprese a piccola e media capitalizzazione espongono a livelli di rischio alto perché essi sono molto volatili e poco liquidi.
Anche le agevolazioni fiscali non sembrano un buon motivo per investire perché sono legate ad una durata dell’investimento di 5 anni e se si avesse necessità di ritirare il capitale in anticipo, la tassazione prevista sarebbe (come abbiamo detto) alta.
Altro aspetto importante è relativo al fatto che questo tipo di investimenti sono riservati a investitori esperti perché il mercato delle piccole e medie imprese è molto complesso.
Per questo motivo è spesso necessario rivolgersi ad un intermediario e questo comporta alcuni costi.
Per quanto riguarda il rendimento, esso è molto difficile da calcolare perché, come abbiamo detto, l’investimento in piccole e medie imprese sconta una forte volatilità che potrebbe portare a ingenti guadagni, ma anche a perdite consistenti.