L’internazionalizzazione è da sempre un valore aggiunto per i corsi di alta formazione e la cosa vale a maggior ragione nel contesto attuale, caratterizzato da una situazione economica negativa nel mercato interno, a fronte di una forte crescita in altre aree del pianeta. Questo spiega la tendenza crescente tra gli enti organizzatori dei corsi a prevedere la possibilità di stage all’estero tramite convenzioni con società multinazionali.
L’opportunità, affascinante e molto utile ai fini del curriculum (oltre che particolarmente arricchente sul fronte personale, perché consente di confrontarsi con una cultura diversa da quella propria di provenienza), non è tuttavia facilmente percorribile.
Anche se si tratta di stare pochi mesi in un altro Paese, occorre mettere in conto una lunga trafila burocratica da affrontare (in particolare per le destinazioni extra-Shengen), che richiede di attivarsi per tempo.
Per quanto questi ultimi possano essere sensibilmente accorciati dal ruolo attivo dello stesso ente formatore, che solitamente dispone di canali privilegiati per ottenere i nullaosta necessari (dai contatti con ambasciate o consolati ai formulari per la richiesta di visti temporanei di soggiorno).
Inoltre, l’esperienza è giocoforza riservata a chi ha una conoscenza avanzata della lingua parlata nel posto di destinazione ed è per indole portato ad adattarsi facilmente ai nuovi contesti in cui è chiamato a misurarsi. Per tutti questi motivi, chi sceglie una scuola che offre la possibilità di un’esperienza sul campo oltreconfine farebbe bene ad avere le idee chiare sin dall’inizio su quella che sarà la sua destinazione, e a comunicarla di conseguenza ai vertici dell’istituto perché ci si possa preparare per tempo.